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Come Ottenere Essenze Naturali dalle Materie Prime

di Loredana Bisconti 19 Aug 2025
Come Ottenere Essenze Naturali dalle Materie Prime

In un mondo sempre più attento alla sostenibilità e al benessere, le essenze naturali stanno guadagnando popolarità tra chi desidera vivere in armonia con la natura. Ma come possiamo ottenere queste preziose sostanze dalle materie prime in modo semplice ed efficace? Questo articolo esplorerà le tecniche e i metodi per estrarre essenze naturali, dalle più comuni come lavanda e gelsomino, a quelle più esotiche come il sandalo. Scopriremo insieme non solo i processi di estrazione, ma anche come scegliere le materie prime giuste, garantendo autenticità e qualità. Che tu sia un appassionato di aromaterapia, un creativo nel mondo della cosmesi fatti in casa, o semplicemente curioso di esplorare il potenziale delle piante, questo viaggio nel mondo delle essenze naturali ti fornirà gli strumenti necessari per iniziare. Preparati a immergerti in fragranze che nutrono corpo e spirito, rivelando il potere della natura a portata di mano.

Introduzione alle essenze naturali

Le essenze, conosciute anche come oli essenziali o composti aromatici, possono avere origine naturale o sintetica. Le essenze naturali sono estratte da fiori, foglie, radici e altre parti botaniche; quelle sintetiche, invece, sono ottenute in laboratorio a partire da molecole identiche o simili a quelle naturali. Entrambe hanno un ruolo fondamentale in profumeria, cosmetica e aromaterapia: le versioni sintetiche non sono meno prestanti, ma spesso più stabili, sicure e sostenibili. In realtà, tutti i profumi sul mercato – anche quelli di alta gamma – contengono una combinazione di essenze naturali ed essenze sintetiche, per ottimizzare resa, durata e costo.


Materie prime per la produzione di essenze

La qualità di un’essenza naturale dipende in modo determinante dalla materia prima vegetale da cui è estratta. Ogni fase – dalla coltivazione alla raccolta, dalla selezione della parte botanica alla provenienza geografica – influisce direttamente sul contenuto chimico e sul profilo aromatico dell’olio essenziale finale.

Selezione botanica: ogni parte della pianta ha una funzione specifica

Non tutte le essenze si ottengono dalle stesse parti della pianta: le molecole odorose si concentrano in aree specifiche, e la scelta dipende dalla specie botanica. Ad esempio:

  • Fiori: utilizzati per lavanda, rosa, gelsomino, neroli, camomilla. Fonte di aromi floreali volatili e delicati.

  • Foglie e aghi: da menta e tè verde. Ricche di terpeni ossigenati e componenti balsamici.

  • Corteccia e legno: cannella, sandalo, cedro. Utilizzate per note calde, legnose e avvolgenti.

  • Semi e frutti: anice, finocchio, coriandolo, cardamomo. Producono essenze speziate, aromatiche.

  • Resine e gomme: incenso (olibano), mirra, benzoino. Tradizionalmente usate per estratti intensi e fissativi.

Coltivazione: sostenibilità e purezza

Per ottenere un’essenza pura e terapeuticamente attiva, è indispensabile che le piante siano coltivate in modo sostenibile, senza pesticidi o fertilizzanti sintetici. Le pratiche agricole devono rispettare i tempi della natura, preservare il microbiota del suolo e minimizzare lo stress delle piante, che può influenzare negativamente la produzione di molecole aromatiche.

In ambito professionale, si prediligono coltivazioni biologiche o biodinamiche, dove la pianta cresce nel suo ambiente naturale o in condizioni che riproducono fedelmente il suo habitat originario.

Raccolta: il momento giusto è tutto

Uno dei fattori più critici per la qualità finale dell’essenza è la tempistica della raccolta. Le piante vanno raccolte:

  • Nel momento in cui il contenuto di oli essenziali è massimo, spesso al mattino presto o in precise fasi del ciclo vegetativo.

  • Nel rispetto della stagionalità, evitando tagli anticipati che penalizzano la resa, o tardivi che alterano il profilo olfattivo.

Ad esempio, la lavanda fine (Lavandula angustifolia) deve essere raccolta quando almeno il 50% dei fiori è aperto: troppo presto, e l’essenza sarà verde ed erbacea; troppo tardi, e perderà le sue note fresche e floreali.

Provenienza geografica: terroir e chemotipo

Come accade per il vino o l’olio d’oliva, anche le essenze naturali sono influenzate dal “terroir”, ovvero l’insieme delle condizioni climatiche, altitudine, tipo di suolo e microambiente in cui cresce la pianta. La stessa specie botanica può produrre oli essenziali molto diversi a seconda della provenienza.

Questa variabilità è talvolta codificata tramite il concetto di chemiotipo, cioè una varietà chimica della stessa pianta, dovuta a fattori ambientali. Ad esempio:

  • Il timo può presentarsi come ct. linalolo (dolce e delicato, adatto a bambini) o ct. timolo (più aggressivo, antibatterico potente).

  • Il basilico può avere chemotipi all’estragolo, al linalolo o al metilcavicolo, ciascuno con proprietà e usi diversi.

Per questo motivo, i produttori più attenti selezionano fornitori certificati in aree geografiche rinomate (come la Provenza per la lavanda, la Calabria per il bergamotto, l’India per il sandalo), in modo da garantire coerenza, tracciabilità e purezza del prodotto finale.

È importante ricordare che, accanto alle essenze naturali, le essenze sintetiche svolgono un ruolo complementare, specialmente quando la pianta è rara, protetta o l’estrazione è troppo onerosa. Le molecole sintetiche replicano fedelmente gli aromi naturali, e in alcuni casi li migliorano, riducendo l’impatto ambientale e i costi di produzione.

Enfleurage (a freddo o a caldo)

L’enfleurage è una delle più antiche e raffinate tecniche di estrazione delle essenze naturali, nata in Francia e utilizzata storicamente soprattutto a Grasse, la capitale mondiale della profumeria. Questo metodo è stato sviluppato per risolvere una sfida precisa: estrarre le fragranze da fiori particolarmente delicati, come il gelsomino o la tuberosa, che non sopportano le alte temperature della distillazione a vapore.

Esistono due varianti principali di enfleurage: enfleurage a freddo e enfleurage a caldo. Entrambe si basano sull’utilizzo di un corpo grasso neutro e stabile – solitamente un tipo di grasso animale (come il lardo chiarificato) o vegetale (come l’olio di cocco o burro di karité raffinato) – per assorbire progressivamente le molecole aromatiche dei fiori.

Enfleurage a freddo

Nella tecnica a freddo, il grasso viene steso in uno strato uniforme su ampie lastre di vetro, chiamate chassis. I fiori freschi, raccolti al culmine della loro fioritura per garantire la massima intensità aromatica, vengono delicatamente adagiati sul grasso e lasciati in posa per un periodo di 24–72 ore. Durante questo tempo, il grasso assorbe lentamente le componenti volatili della fragranza.

Una volta che i fiori iniziano a perdere la loro intensità, vengono rimossi e sostituiti con fiori freschi. Il procedimento viene ripetuto più volte – a volte anche per settimane – finché il grasso non raggiunge una saturazione olfattiva completa. Il prodotto risultante, denominato pomade, è una miscela intensamente profumata di grasso e molecole aromatiche.

Per isolare l’essenza, la pomade viene lavata con alcol etilico: l’alcol dissolve selettivamente le molecole odorose, lasciando il grasso. Successivamente, l’alcol viene fatto evaporare, e ciò che rimane è un estratto estremamente puro e concentrato, chiamato assoluto (absolute), una delle forme più pregiate di essenza utilizzate in profumeria.

Enfleurage a caldo

L’enfleurage a caldo è una variante più rapida e meccanizzata, sviluppata in epoca successiva. In questo caso, i fiori vengono immersi direttamente in un grasso mantenuto a una temperatura moderatamente elevata. Il calore facilita il rilascio delle molecole aromatiche, che vengono assorbite dal grasso in tempi più brevi.

Il composto viene agitato o mescolato regolarmente per garantire una distribuzione uniforme degli aromi. Dopo diverse ore di trattamento, il grasso profumato viene filtrato per eliminare i residui vegetali e trattato, come nel metodo a freddo, con alcol per estrarre le sostanze odorose e ottenere l’assoluto.

Sebbene entrambe le tecniche siano oggi state in gran parte sostituite da metodi più economici e industriali, come l’estrazione con solventi o la CO₂ supercritica, l’enfleurage è ancora apprezzato da alcune maison artigianali di profumeria per la fedele riproduzione dell’aroma naturale, impossibile da ottenere con altre tecniche. È considerato un metodo nobile, lento e costoso, riservato alle fragranze più rare e pregiate.

Sebbene l’enfleurage sia una tecnica nobile e affascinante, oggi viene affiancata da soluzioni moderne come l’utilizzo di essenze sintetiche, che permettono di ricreare profili olfattivi complessi e fedeli anche quando la materia prima vegetale è difficile da reperire o lavorare.

Spremitura a freddo (pressatura): come funziona

La spremitura a freddo è una tecnica semplice ed efficace per estrarre oli essenziali da agrumi come arance, limoni e lime. Questo metodo non richiede l'uso di calore o solventi, il che preserva le proprietà naturali dell'essenza e ne garantisce la purezza. La spremitura a freddo prevede l'uso di presse meccaniche per schiacciare la buccia del frutto e liberare gli oli essenziali contenuti nelle ghiandole esterne.

Il processo inizia con la selezione e la pulizia accurata dei frutti, seguita dalla rimozione della buccia. La buccia viene quindi sottoposta a pressione, spesso con l'ausilio di cilindri rotanti Introduzione alle essenze naturali

Le essenze naturali, conosciute anche come oli essenziali, sono sostanze aromatiche estratte da diverse parti delle piante, come fiori, foglie, semi, corteccia e radici. Questi composti volatili sono ampiamente utilizzati in aromaterapia, cosmetica, profumeria e persino nell'industria alimentare per le loro proprietà benefiche e le loro fragranze uniche. Con l'aumento della consapevolezza riguardo ai prodotti naturali e sostenibili, la domanda di essenze pure e non adulterate è cresciuta significativamente.

In alcuni casi, gli aromi degli agrumi ottenuti da spremitura vengono potenziati con molecole sintetiche identiche a quelle presenti naturalmente, per migliorarne la stabilità nei profumi o nei cosmetici. Questo consente di preservare l’aroma originario più a lungo e con maggiore uniformità nel tempo.

L'estrazione delle essenze naturali è un'arte antica che richiede conoscenza, pazienza e precisione. Ogni pianta ha un profilo chimico unico che deve essere preservato durante il processo di estrazione per garantire che l'olio essenziale mantenga tutte le sue proprietà terapeutiche. Esistono diversi metodi per ottenere queste essenze, ognuno con i suoi vantaggi e limitazioni. La scelta del metodo dipende dal tipo di pianta, dalla parte della pianta utilizzata e dall'uso finale dell'olio essenziale.

In questo articolo, esploreremo i vari metodi di estrazione delle essenze naturali, dalle tecniche tradizionali come l'enfleurage e la distillazione, a quelle più moderne come l'estrazione con CO₂ supercritica. Impareremo anche come selezionare le materie prime migliori e come utilizzare queste essenze in diversi prodotti, garantendo che ogni goccia di olio essenziale sia pura, potente e autentica.

Distillazione: il processo spiegato

La distillazione è una delle tecniche più antiche e affidabili per l’estrazione di oli essenziali da piante aromatiche, fiori, radici, cortecce e altre materie vegetali. Già in uso nella medicina araba medievale e poi perfezionata nel corso dei secoli, questa tecnica si basa su un principio fisico semplice ma efficace: utilizzare il calore per trasformare le molecole aromatiche in vapore e poi condensarle per recuperarle in forma liquida.

Il principio alla base della distillazione

Molte piante aromatiche contengono nella loro struttura cellulare delle minuscole vescicole o ghiandole contenenti oli essenziali. Questi oli sono volatili, cioè evaporano facilmente con il calore. La distillazione consente di separare questi composti sfruttando le differenze di temperatura di ebollizione tra acqua e molecole aromatiche.

Una volta vaporizzate, le sostanze volatili vengono raffreddate tramite un condensatore e tornano allo stato liquido, formando una miscela bifasica: una fase acquosa (l’idrolato) e una oleosa (l’olio essenziale vero e proprio). Poiché gli oli essenziali sono generalmente meno densi dell’acqua, si separano spontaneamente e possono essere raccolti.

Tipologie di distillazione

Distillazione in corrente di vapore

È la forma più comune oggi impiegata per la produzione di oli essenziali su scala industriale e artigianale.

  • La materia vegetale viene posta in una camera (alambicco o cucurbitula) separata dalla fonte d’acqua.

  • Il vapore generato passa attraverso la massa vegetale, trasportando con sé le molecole aromatiche.

  • Il vapore ricco di essenze viene indirizzato in un sistema di raffreddamento, dove si condensa.

  • Il distillato viene poi separato in olio essenziale e acqua aromatica (idrolato).

Questo metodo è particolarmente adatto per piante robuste come lavanda o la  menta, ma è meno indicato per fiori delicati i cui composti aromatici si degradano facilmente con il calore.

Distillazione idrodistillativa (o idrodinamica)

In questa variante, la materia vegetale viene immersa direttamente nell’acqua all’interno dell’alambicco.
Durante il riscaldamento, l’acqua raggiunge il punto di ebollizione, e la miscela di vapore acqueo e oli essenziali sale verso il condensatore.

Questo metodo è indicato per piante particolarmente delicate o resine che potrebbero bruciarsi o aderire alle pareti del distillatore, ma ha lo svantaggio di prolungare il contatto tra olio e acqua calda, aumentando il rischio di idrolisi (alterazione chimica) di alcune molecole aromatiche.

Distillazione a secco (meno comune)

Si utilizza per materiali come cortecce o legni (es. sandalo o cannella), che vengono riscaldati senza acqua né vapore, facendo sì che le essenze evaporino per pirolisi controllata. È una tecnica più rara e potenzialmente distruttiva per molte molecole.

Controllo della distillazione: un’arte oltre che una scienza

La qualità dell’olio essenziale estratto dipende da numerosi parametri:

  • Temperatura del vapore: se troppo alta, può degradare i composti più volatili.

  • Durata della distillazione: varia da pochi minuti (es. menta) a diverse ore (es. radici o resine).

  • Pressione: in alcune distillazioni industriali, si usa la distillazione sotto vuoto per abbassare il punto di ebollizione e preservare le note più delicate.

  • Qualità della materia prima: il contenuto di acqua, la freschezza e il momento della raccolta incidono in modo diretto sul profilo aromatico.

In sintesi, la distillazione è un processo apparentemente semplice, ma che richiede competenza, precisione e sensibilità. È un’arte sottile che permette di catturare l’anima volatile della pianta in una forma concentrata, pura e preziosa: l’olio essenziale.

Anche se la distillazione rimane una delle tecniche più antiche e apprezzate, la complementarietà con essenze sintetiche è spesso necessaria per garantire costanza e sicurezza nei prodotti finiti. I profumieri, ad esempio, combinano oli essenziali distillati con note sintetiche per creare fragranze bilanciate e durature.

Estrazione per solvente: vantaggi e sinergie

L’estrazione per solvente è una tecnica moderna e altamente efficiente, impiegata principalmente per ottenere sostanze aromatiche da materie prime vegetali troppo delicate o poco reattive al calore, come certi fiori (es. gelsomino, mimosa, tuberosa), resine o muschi vegetali. A differenza della distillazione, che sfrutta il calore e il vapore, questo metodo si basa su una reazione chimico-fisica tra il solvente e i composti odorosi presenti nella materia prima.

Come funziona l’estrazione con solventi

Il processo si articola in più fasi distinte:

  1. Immersione: la materia vegetale fresca o essiccata viene immersa in un solvente organico apolare, generalmente esano (ma in ambito alimentare o cosmetico possono essere usati anche etanolo, butano o etere di petrolio).
    Questo solvente ha la capacità di sciogliere non solo gli oli essenziali, ma anche cere, pigmenti, paraffine e altre sostanze lipofile contenute nei tessuti vegetali.

  2. Filtrazione e evaporazione: dopo un periodo di macerazione, la miscela ottenuta viene filtrata per rimuovere i residui solidi, e il solvente viene eliminato tramite evaporazione a bassa temperatura e sotto vuoto. Ciò che resta è una sostanza solida, cerosa e profumata, chiamata concreta.

  3. Raffinazione: la concreta viene ulteriormente trattata con alcol etilico, che ha la proprietà di sciogliere solo i composti aromatici, lasciando indietro cere e altre impurità. Dopo un’ulteriore fase di filtraggio ed evaporazione dell’alcol, si ottiene il prodotto finale: l’assoluto, un concentrato aromatico di estrema purezza e complessità olfattiva.

Cos’è un assoluto?

L’assoluto è un estratto aromatico ad alta concentrazione, estremamente fedele al profilo olfattivo della pianta d’origine. A differenza degli oli essenziali ottenuti per distillazione, che possono perdere o modificare alcune note volatili, gli assoluti conservano una gamma più completa di molecole aromatiche, comprese quelle più pesanti, ossia non volatili.

Proprio per questo, gli assoluti vengono impiegati prevalentemente:

  • In alta profumeria, dove è richiesto il massimo della ricchezza e della profondità aromatica.

  • In aromaterapia, ma con cautela, data la possibile presenza di tracce di solventi residui.

  • In cosmesi, se ottenuti con solventi alimentari o biologici certificati.

Laddove l’estrazione per solvente non sia sufficiente a ottenere la resa desiderata o le molecole più delicate, la chimica sintetica viene in aiuto. Alcuni assoluti vengono “ritoccati” con molecole identiche a quelle naturali, ottenute in laboratorio. Questo processo è ampiamente accettato nel mondo della profumeria, perché garantisce riproducibilità e sicurezza senza compromettere la qualità.

Vantaggi dell’estrazione con solventi

  • Adatta a materie prime sensibili al calore: come molti fiori, che perderebbero le loro qualità aromatiche con la distillazione.

  • Maggiore resa: rispetto alla distillazione, questo metodo estrae un ventaglio più ampio di composti, incluse molecole non volatili responsabili di note di fondo intense e persistenti.

  • Qualità olfattiva superiore: gli assoluti sono più complessi e fedeli alla materia originaria.

Svantaggi e limiti

  • Possibili residui di solventi: se il processo non è condotto in condizioni controllate o non viene certificato, possono rimanere tracce chimiche indesiderate, che ne sconsigliano l’uso terapeutico diretto o alimentare.

  • Costi elevati: sia per le sostanze impiegate che per la necessità di apparecchiature specializzate, l’estrazione per solvente è più onerosa rispetto alla distillazione.

  • Non è considerata “naturale” al 100%: in ambito bio o aromaterapico, l’uso di solventi industriali può rappresentare un limite normativo o etico.

Estrazione con CO₂ supercritica

L’estrazione con CO₂ supercritica rappresenta una delle tecniche più moderne, pulite e selettive oggi disponibili per ottenere oli essenziali e altri estratti botanici di altissima qualità. Questa tecnologia sfrutta un fenomeno fisico-chimico che si verifica quando l’anidride carbonica (CO₂) viene portata a una condizione supercritica, cioè oltre un certo valore di temperatura e pressione (circa 31 °C e 73 atm), assumendo caratteristiche intermedie tra un gas e un liquido.

In questo stato, la CO₂ ha una densità simile a un liquido, ma la diffusività e la viscosità tipiche di un gas, il che le consente di penetrare nei materiali vegetali con grande efficacia e di sciogliere selettivamente molecole aromatiche, terpeni, pigmenti e altre sostanze lipofile.

Come funziona il processo

  1. Preparazione della materia prima: le piante vengono essiccate e sminuzzate finemente per massimizzare la superficie di contatto.

  2. Pressurizzazione della CO₂: l’anidride carbonica, inizialmente allo stato gassoso, viene compressa e riscaldata fino a raggiungere lo stato supercritico.

  3. Estrazione vera e propria: la CO₂ supercritica viene fatta passare attraverso un estrattore contenente la materia vegetale. In questa fase, agisce come un solvente selettivo, capace di sciogliere solo determinate molecole, a seconda delle condizioni impostate (pressione, temperatura, durata).

  4. Separazione: la miscela di CO₂ e composti estratti viene trasferita in un separatore, dove la pressione viene ridotta. Questo provoca il ritorno della CO₂ allo stato gassoso, che si separa naturalmente dagli estratti (che restano in forma liquida o semi-solida).

  5. Recupero della CO₂: la CO₂ viene riutilizzata in un ciclo chiuso, rendendo il processo ecologico e a basso impatto ambientale.

Tipologie di estratti ottenibili

  • Olio essenziale CO₂-selettivo: ottenuto a pressioni moderate, è comparabile agli oli essenziali distillati ma spesso più ricco e fedele.

  • Estratto totale CO₂: ottenuto a pressioni più elevate, contiene anche cere, pigmenti e sostanze pesanti, simile a un "concentrato" completo della pianta.

Vantaggi principali

  • Assenza di solventi tossici: la CO₂ non è un solvente chimico nel senso tradizionale, è atossica, inodore e completamente removibile dal prodotto finale.

  • Basse temperature operative: il processo avviene a circa 30–40 °C, ideale per preservare molecole termolabili che verrebbero degradate dalla distillazione (come esteri e aldeidi volatili).

  • Alta selettività e resa aromatica: è possibile modulare la pressione e la temperatura per "personalizzare" l’estratto, migliorando il profilo olfattivo e chimico in base all’uso finale (profumeria, aromaterapia, cosmesi).

  • Processo pulito e sostenibile: la CO₂ viene recuperata e riutilizzata, con scarti minimi e senza emissioni nocive.

Svantaggi e limiti

  • Alto costo dell’impianto: l’estrazione supercritica richiede macchinari ad alta pressione, pompe speciali, separatori e valvole sofisticate. Questo rende la tecnologia accessibile quasi esclusivamente a impianti industriali o laboratori altamente specializzati.

Richiede competenze tecniche: il controllo preciso dei parametri di processo è fondamentale per ottenere estratti stabili e riproducibili.

Grazie alla sua precisione, l’estrazione con CO₂ può isolare singole molecole che possono essere poi utilizzate come base per la produzione sintetica di altri composti. Questo favorisce lo sviluppo di nuove essenze, sempre più sostenibili e accessibili, senza rinunciare alla fedeltà olfattiva.


Uso delle essenze naturali nei prodotti

Le essenze naturali – termine generico che include oli essenziali, assoluti e idrolati – sono ingredienti estremamente versatili, impiegati in numerosi settori grazie alle loro proprietà aromatiche, funzionali e terapeutiche. La loro applicazione spazia dall’aromaterapia alla cosmesi, fino all’alimentazione e alla detergenza naturale, con una crescente attenzione alla qualità, alla provenienza botanica e alla purezza.

Aromaterapia: l’uso terapeutico delle essenze

In ambito olistico, gli oli essenziali vengono utilizzati per promuovere il benessere psicofisico attraverso la stimolazione dell’olfatto e l’assorbimento cutaneo. Ogni essenza è caratterizzata da un chemiotipo specifico, ovvero una composizione chimica dominante che determina le sue proprietà e indicazioni d’uso.

Uno dei principali metodi d’uso è la:

  • Diffusione ambientale (tramite diffusori o bruciatori): per riequilibrare l’umore, purificare l’aria, migliorare la concentrazione o favorire il rilassamento.

È fondamentale distinguere tra essenze estratte (naturali) e sintetiche anche in ambito applicativo. In profumeria, ad esempio, le molecole sintetiche permettono di ottenere note inaccessibili con l’estrazione tradizionale, come l’ambra grigia o il muschio, un tempo di origine animale. Allo stesso modo, nella cosmesi e nell’alimentazione, il controllo chimico delle essenze sintetiche garantisce sicurezza, stabilità e maggiore sostenibilità.

Conclusione e prospettive future nel settore delle essenze naturali

Le essenze – siano esse naturali o sintetiche – rappresentano un ponte tra il benessere umano e l’universo olfattivo. Le une non escludono le altre, ma si completano in un equilibrio fatto di arte, scienza e rispetto per l’ambiente. Conoscere le tecniche di estrazione, ma anche comprendere il valore delle creazioni sintetiche, ci consente di apprezzare meglio la profumeria moderna e di fare scelte consapevoli tra qualità, etica e sostenibilità.

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